La storia di Sant’Agata, tra fede e tradizione

Sant'Agata del Piombo

Sant’Agata, protettrice della città di Catania, fu martirizzata intorno alla metà del III secolo per volere di Quinziano, proconsole romano, che se ne invaghì, e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, la accusò di vilipendio della religione di Stato.
I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato e l’uomo, furioso, imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata era inamovibile nella sua fede e devozione. Per questo Quinziano, al colmo del furore, le fece anche strappare i seni con enormi tenaglie. La giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l’esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Il suo corpo venne imbalsamato e avvolto in un velo rosso che, si racconta, fermò più volte la lava che minacciava di distruggere Catania. Per questo la martire fu proclamata santa protettrice della città.

Molti degli elementi e dei luoghi della storia vissuta da Sant’Agata sono facilmente riscontrabili nella venerazione che i cittadini catanesi durante le celebrazioni dedicate alla Santa. Dal 2 al 5 Febbraio spettacoli pirotecnici, celebrazioni solenni e per le strade, illuminate da chilometri di luminarie, si snodano processioni affollate e sontuosi cortei storici in onore della Santa Patrona della città di Catania.

 

Protettrice della città di Catania, Sant’Agata nacque ai primi del III secolo da una nobile e ricca famiglia  e, a soli 15 anni, si consacrò a Dio. Il proconsole Quinziano, uomo superbo e cattivo, prese particolarmente in odio il cristianesimo e innamorato della giovane fanciulla tentò, senza successo, di farla abiurare dalla sua fede per farla cedere alle sue lusinghe. Poiché la Santa dimostrò un’incrollabile fede in Dio, il proconsole decise di imprigionarla e sottoporla a supplizio. Prima fustigata, poi martirizzata con l’asportazione dei seni ed infine torturata sui carboni ardenti, Sant’Agata fu salvata dalla fornace da un forte terremoto che scosse la città talmente forte che la città insorse in sua difesa costringendo Quinziano a cessare le terribili torture e riportare la Santa nella cella ove morì qualche ora dopo.